Il
tri-test, l'amniocentesi ed il prelievo dei villi coriali sono le tre
indagini di diagnostica prenatale (ecografia
a parte) più utilizzate.
Tri-test
Il
tri-test consiste nel dosaggio plasatico di 3 sostanze: l'alfa-fetoproteina,
il beta HCG e l'estriolo. Le concentrazioni delle tre sostanze, l'età
della paziente ed alcuni dati ecografici, inseriti in un software
specifico,
forniscono una analisi statistica personalizzata del rischio di Sindrome
di Down. Inoltre l'aumento di una delle tre sostanze (l'alfa-fetoproteina)
può suggerire un incremento del rischio di difetti di chiusura del
"tubo neurale" (ad esempio spina bifida - con conseguenti danni
neurologici).
La
stima del rischio della Sindrome di Down non equivale alla matematica
esclusione della stessa o, al contrario, alla sua diagnosi.
Il
tri-test è quindi un'indagine "suggestiva" per patologia ma che
non ha significato diagnostico.
L'epoca
gestazionale a cui si esegue l'esame è la 16-17 settimana.
Amniocentesi
Nella
diagnosi prenatale si parla di "amniocentesi precoce"; ciò per
distinguerla dallo stesso esame, utilizzato in fasi più avanzate della
gravidanza (negli ormai rari casi di malattia emolitica del neonato da
incompatibilità RH), non con finalità di diagnosi prenatale.
Nel
prosieguo del testo parleremo di amniocentesi intendendo solo l'amniocentesi
precoce.
L'amniocentesi
consiste nel prelievo, tramite un ago molto sottile introdotto attraverso la parete
addominale, sotto guida ecografica, di un campione di liquido amniotico
(il liquido nel quale è immerso il feto).
Nel
liquido amniotico possono essere isolate cellule fetali che, coltivate,
diventano la base per le indagini da compiere.
Sul
liquido amniotico raccolto vengono anche dosate una serie di sostanze
importanti per la diagnosi di malattie metaboliche e l'alfa-fetoproteina che
fornisce informazioni supplementari su eventuali
patologie del tubo neurale (spina bifida, anencefalia).
E'
quindi l'esame di elezione nella diagnosi del sesso del nascituro
(importanza in certe patologie legate al sesso), nella diagnosi di
Sindrome
di Down (ed in
generale di anomalie cromosomiche) e di alcune malattie metaboliche.
L'esame
si effettua generalmente fra la 16 e la 18 settimana di gravidanza.
L'amniocentesi
presenta un tasso di abortività fino all'1%; è quindi un esame che deve
essere concordato con la paziente per un corretto consenso informato.
Biopsia
dei villi coriali
Consiste
nel prelievo di un campione di villi coriali per via trans-addominale (o
trans-vaginale), sotto guida
ecografica.
I villi coriali sono strutture della placenta che presentano cellule di
origine fetale; il loro studio permette un'analisi approfondita del loro
codice genetico (DNA) che è lo stesso del feto.
L'esame
si effettua tra la 9 e la 12 settimana (circa) di gravidanza.
I
vantaggi rispetto all'amniocentesi sono la possibilità di esecuzione
dell'esame in una fase più precoce della gravidanza, poter fornire
l'analisi cromosomica in tempi più rapidi, la possibilità di
approfondite analisi del codice genetico sul campione prelevato;
quest'ultimo aspetto rende l'esame di grande utilità nella diagnostica di
gravi malattie genetiche.
Gli
svantaggi sono rappresentati da un tasso di abortività nettamente
superiore a quello dell'amniocentesi (alcuni studi riportano percentuali
di abortività variabili tra il 4 ed il 10%) .
Limiti
della diagnosi prenatale
Nel
caso di diagnosi di grave malattia fetale, mediante le metodiche suddette,
non esiste purtroppo possibilità di cura o terapia.
Sono
quindi tecniche finalizzate esclusivamente alla esecuzione di un eventuale
aborto-terapeutico, che è una interruzione della gravidanza in
atto.
Prima
quindi di effettuare questo tipo di analisi la donna deve liberamente
decidere, secondo i suoi valori, se tali metodiche le possano essere di
aiuto. Nel
caso, ad esempio, che non accettasse l'idea dell'aborto, dovrà pensare se
effettuare l'amniocentesi o il prelievo dei villi coriali (correndo i
rischi di abortività legati alle metodiche) con la sola
funzione di essere informata precocemente di un eventuale grave malattia e
potersi eventualmente preparare psicologicamente.
Nel
caso invece di coppie con malattie genetiche ereditabili (con geni
studiati ed evidenziabili nel DNA fetale) bisognerà valutare o meno l'opportunità di avere figli naturali (esiste
l'adozione)
considerando che la diagnosi prenatale permetterà solo una diagnosi
precoce con
la finalità di abortire il feto eventualmente malato.
Va
ricordato infine che le tecniche di diagnosi prenatale non mettono
completamente al sicuro dal rischio di gravi handicap nella prole (anche
se non sono fortunatamente così frequenti) in quanto buona parte di
questi derivano da problemi che insorgono più avanti nella gravidanza o
addirittura al momento del parto.
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