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30 Maggio 2008

Sezione schede divulgative

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ENDOMETRIOSI

 

Autore: Dr. Monti Massimiliano

 

Endocrinologia Ginecologica - La Spezia

Diagnosi e terapia dell'endometriosi e del dolore pelvico cronico

 

L'endometriosi è una malattia in costante aumento, responsabile di importanti problematiche che vanno dall'infertilità ai dolori addominali e mestruali.

La malattia consiste nella presenza di tessuto endometriale in una sede "non consueta" ovvero la cavità addominale, in particolare nella pelvi (la parte inferiore dell'addome delimitata dalle ossa del bacino). In questa sede le lesioni della malattia possono interessare le ovaie, le tube, l'intestino, l'utero ed il peritoneo. 

Il tessuto endometriale, normalmente, si trova all'interno della cavità uterina "tappezzandone" le pareti. E' sensibile agli ormoni che produce l'ovaio e periodicamente, con cicli di circa 28 giorni, aumenta il suo spessore per poi diminuirlo; la mestruazione non è altro che lo sfaldamento dell'endometrio che si verifica per il fisiologico calo degli ormoni (estrogeni e progesterone) che si verifica nella seconda fase del ciclo mestruale.

L'endometrio "in sede anomala" che si riscontra nell'endometriosi è sensibile agli ormoni: ogni 28 giorni circa, in corrispondenza della mestruazione tende a sfaldarsi. L'infiammazione che ne deriva col tempo tende ad innescare fenomeni "cicatriziali" che portano alla formazione di cisti e di aderenze; le aderenze sono punti in cui gli organi interessati risultano "attaccati" tramite tralci di tessuto. Il risultato è una alterazione anatomica più o meno marcata dei rapporti fra gli organi pelvici con conseguenti alterazioni funzionali.

 

Cause

Le cause della malattia restano poco chiare; una ipotesi è quella delle mestruazioni retrograde ovvero il sangue mestruale tramite le tube entrerebbe nella cavità addominale e qui le cellule, in alcuni casi, potrebbero impiantarsi. 

Altra ipotesi è quella che ipotizza la presenza di tessuto endometriale in sede ectopica (non consueta) a causa di alterazioni avvenute durante la vita embrionale. Queste cellule resterebbero silenti fino all'età adulta quando poi per fattori ancora da chiarire inizierebbero a replicarsi. 

Un'altra ipotesi prevede la disseminazione di cellule endometriali nella cavità addominale o in altri distretti tramite circolazione ematica o linfatica. 

Va ricordato che alcuni recenti studi indicano, in alcuni casi, un certo grado di predisposizione genetica alla malattia.

 

Sintomi

I sintomi della malattia derivano da quanto sopra esposto: le mestruazioni saranno molto dolorose (a causa dello sfaldamento delle lesioni addominali che irrita il peritoneo e libera sostanze attivanti sensazioni dolorose): tipicamente il dolore tende raggiungere il massimo dal 3 al 4 giorno della mestruazione. Possono esserci dolori pelvici cronici, dovuti alle aderenze che alterano la normale anatomia. Può esserci una ridotta fertilità dovuta spesso alla deformazione delle tube che possono risultare inglobate nelle aderenze e quindi risultare o chiuse o scarsamente funzionanti. Fra le cause della infertilità anche la presenza di sostanze mediatrici dell'infiammazione nella cavità peritoneale che potrebbero ostacolare i meccanismi della fecondazione così come alterare in maniera subclinica la funzionalità ovarica. Alcune pazienti lamentano inoltre Dispareunia profonda (dolore durante i rapporti sessuali che si localizza all'interno della vagina, in profondità)

 

Diagnosi

La diagnosi della malattia è essenzialmente chirurgica: la laparoscopia è la metodica di elezione. Utile come complemento la valutazione del Ca-125, un marcatore sierico che è spesso aumentato di valore nell'endometriosi.

 

Terapia

La terapia dell'endometriosi è ancora controversa. La terapia chirurgica consiste nell'enucleazione per via laparoscopica quando possibile delle eventuali cisti, nella lisi delle aderenze e nella coagulazione delle lesioni tipiche della malattia presenti nella pelvi. Solo casi rari e selezionati, resistenti alle comuni terapie, possono necessitare l'isterectomia (asportazione dell'utero). La terapia medica viene comunemente affiancata a quella chirurgica. Molto usato specialmente in passato il danazolo, una sostanza che determina atrofia del tessuto endometriosico, ma gravata da numerosi effetti collaterali. Altre alternative trattamenti con progestinici (ad esempio il medrossiprogesterone acetato), contraccettivi estro-progestinici (che hanno comunque scarsa efficacia nel controllare la malattia), e più recentemente e con maggiori successi, gli analoghi del GnRH; quest'ultima categoria di farmaci determina una "menopausa farmacologica" con regressione delle lesioni; la deprivazione ormonale che ne deriva, con i rischi associati (demineralizzazione ossea), limita l'utilizzo di questa terapia ad un periodo di massimo 6 mesi. Per terapie di più lunga durata, o se i sintomi sono particolarmente fastidiosi, viene talvolta associato un farmaco, a debole attività estrogenica, denominato Tibolone

Per i dolori, infine, vengono utilizzati comuni analgesici (FANS-farmaci antinfiammatori non steroidei).

 

                            

                                                               

 

 

 

 

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Ultimo aggiornamento: 30.01.04