Si definisce placenta previa
una placenta che prende contatto con la parete uterina in una zona
"anomala" ovvero al livello del "segmento uterino inferiore".
Tale parte costituisce il
terzo inferiore della cavità uterina e contiene, nella sua parte più
bassa, l'orifizio del canale cervicale (canale che mette in comunicazione
la cavità uterina con la vagina e dal quale transiterà il feto durante il
travaglio e il parto).
La placenta previa viene
classificata a seconda della distanza che intercorre fra il bordo
placentare inferiore e l'orifizio del canale cervicale (orifizio uterino
interno): si parla di placenta previa centrale, quando la placenta
copre completamente l'orifizio; placenta previa marginale, quando
il suo bordo è situato a meno di 3 cm dall'orifizio; placenta previa
laterale, quando il bordo inferiore dista più di 3 cm dall'orifizio.
Normalmente la placenta
dovrebbe prendere contatto con la parte medio-superiore della cavità
uterina (denominata corpo), zona che rimane più o meno costante nella
forma col procedere delle settimane di gravidanza. Al contrario il
segmento uterino inferiore tende ad espandersi progressivamente durante il
terzo trimestre di gravidanza ed in particolare durante il travaglio di
parto.
La placenta è formata da
tessuto inestensibile, che non può adattarsi alle modificazioni dei
tessuti sui quali è impiantata.
E' quindi inevitabile, nel
caso della placenta previa, che si verifichi un distacco dell'area di
inserzione a mano a mano che il segmento uterino inferiore si espande e/o
l'orifizio uterino interno si dilata.
Le modificazioni del
segmento uterino inferiore si verificano, come già detto, nel terzo
trimestre e nel travaglio. E' quindi chiaro come il problema clinico della
placenta previa sia esclusivamente legato a tali periodi.
Nel secondo trimestre la
diagnosi di placenta previa è frequente: spesso la placenta migra
nelle settimane successive e nel terzo trimestre risulta inserita
correttamente. Altre volte rimane nella stessa posizione determinando la
patologia.
Sintomi
L'unico sintomo della
placenta previa è il sanguinamento che si verifica tipicamente nel corso
del terzo trimestre di gravidanza.
Raro l'esordio prima della
26a settimana di gravidanza e limitatamente a casi di placenta
previa centrale.
La perdita di sangue è di
color rosso vivo e non è accompagnata da dolori. L'entità della perdita è
variabile: si passa da piccole perdite ripetute fino a veri e propri
episodi emorragici.
Diagnosi
La diagnosi di placenta
previa è
ecografica. Le
ecografie di routine della
gravidanza permettono una
diagnosi certa in tutti i casi.
Complicanze
La placenta previa è una
condizione clinica che impone una osservazione scrupolosa della paziente
in regime di ricovero.
I rischi materni sono
essenzialmente di tipo emorragico: perdite ematiche ripetute, con
conseguente anemizzazione, oppure vere e proprie emorragie.
I rischi fetali sono legati
essenzialmente alla prematurità (il parto, che si attua con Taglio
Cesareo, avviene quasi sempre prima dei nove mesi di gravidanza), ad una
minore ossigenazione (in caso di distacchi di vaste aree placentari) ed
alla perdita ematica (nel caso di lacerazioni placentari con
interessamento di vasi fetali). Sono inoltre riportate presentazioni
anomale fetali con più alta frequenza (feti podalici -con i piedi verso il
basso-, feti trasversi -feto messo in orizzontale-).
Oggi, fortunatamente, grazie
alle moderne attrezzature ospedaliere ed alla possibilità di eseguire un
taglio cesareo in totale sicurezza, i rischi materni sono ridotti al
minimo.
Persistono invece, anche se
con percentuali minori che non nel passato, alcuni rischi fetali (prematurità,
minore ossigenazione, perdita ematica).
Terapia
La terapia della placenta
previa consiste in uno stretto monitoraggio clinico della paziente e del
feto, con l'espletamento del Taglio Cesareo quando i sintomi indicano uno
stato di pericolo imminente per l'uno o per l'altro.
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